Non di solo pane vive l’uomo, ecco perché è ricco

” (…) Mi chiedo se è giustificata la convinzione che lo statuto del premio Nobel sottende; e cioè che le scienze, non tutte sullo stesso piano, e le opere letterarie abbiano contribuito a diffondere o a difendere nuovi valori in senso ampio « umanistici ». La risposta è certamente positiva. Sarebbe lungo l’elenco dei nomi di coloro che avendo dato qualcosa all’umanità hanno ottenuto l’ambito riconoscimento del premio Nobel. Ma infinitamente più lungo e praticamente impossibile a identificarsi la legione, l’esercito di coloro che lavorano per l’umanità in infiniti modi anche senza rendersene conto e che non aspirano mai ad alcun possibile premio perché non hanno scritto opere, atti e comunicazioni accademiche e mai hanno pensato di « far gemere i torchi » come dice un diffuso luogo comune. Esiste certamente un esercito di anime pure, immacolate, e questo è l’ostacolo (certo insufficiente) al diffondersi di quello spirito utilitario che in varie gamme si spinge fino alla corruzione, al delitto e ad ogni forma di violenza e di intolleranza.” (Dal Nobel Lecture di Eugenio Montale, 12 dicembre 1975)

 

E’ morto Dario Fo, Premio Nobel per la Letteratura nel 1997. Il prossimo Nobel sarà Bob Dylan. Segni dei tempi. Quello che conta ancora oggi è il vasto oceano dei significati che guidano l’uomo fino ai gradini più alti dell’esistenza.

Come scriveva un grande scrittore francese, Charles Péguy: “Ogni problema è un problema di mistica”. In altre parole: non di solo pane vive l’uomo. Anche il pane ha a che fare con l’infinito. Con i desideri, cioè con gli incroci misteriosi con le stelle – de-sidera: mancanza di stelle, dunque brama di stelle, di altezza e altezze nella vita: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/rigattiere-parole-desiderio-899556.html -, con tutto ciò che appare intangibile ma è, infine, concretissimo. Non di solo pane vive l’uomo.

Astratto? La ricchezza della vita è prodotta proprio da questo intangibile che crea la tangibilità materiale che fa vivere e prosperare.

E’ questo un pensiero di enorme potenza che spacca la cornice della solita chiacchiera sui soldi e lo spirito. I soldi non “si fanno”: mai. Mi spiace per coloro che ancora coltivano questa (non pia) illusione. Il mondo è stato costruito, pezzo per pezzo, da gente che ha amato il proprio lavoro, la propria missione, la propria vocazione di uomo, a tal punto da superare la mediocrità che oggi cattura successi facili, ma piccoli, minimi, non degni delle stelle.

E’ la “mediocrazia” – http://www.lintellettualedissidente.it/economia/mediocrazia-la-rivincita-dei-mediocri/ -, il regno dei “mediocri”, non le senso dispregiativo, ma etimologico. “Mediocre” è il soldatino di legno che sbatte i tacchi e studia il dossier per poi fare il sunto al capo, che lo ricompenserà con € 70.000 all’anno, tanto per stabilire una quota da dirigente di seconda fascia ministeriale (conosco anche questi ambienti, nessuno è perfetto…): nessun problema, c’è posto per tutti, nel mondo. Oggi rimane in sella chi non sale a cavallo: paradossale, ma vero.

Se sali a cavallo, vuol dire che vuoi cavalcare e andare forte, arrivare laggiù, in fondo al sentiero, mentre le aquile ti scrutano, stupefatte, non vuoi bollare carte o ammuffire fra le croste di una stanza abitata soltanto dai futili “riunionifici”, il mondo delle anime morte.

Oggi il mondo è cambiato. Ecco perché ancora di più non di solo pane vive l’uomo. Non perché, visto che non hai questo “posto sicuro” e al calduccio, allora devi consolarti, magari con la religione. No, al contrario. Il mondo è cambiato perché la ricchezza è consegnata al valore che dai al mondo, cioè a te stesso (il primo mondo vitale, infatti, sei tu), agli altri, alla società, al mercato. Il mercato è uno spazio affollato di conversazioni. Non invento niente, ma riscopro per rilanciare: è il Cluetrain Manifesto  (1999).

Le prime 3 tesi sono detonatori di significati anche oggi, a distanza di quasi vent’anni:

 

  1. I mercati sono conversazioni.
  2. I mercati sono fatti di esseri umani, non di segmenti demografici.
  3. Le conversazioni tra esseri umani suonano umane. E si svolgono con voce umana.

 

Tutto qua. Nel mercato il market-ing=market doing, ossia “fare-mercato”. E “fare-mercato=con-versare – http://www.etimo.it/?term=conversare&find=Cerca -: significa praticamente rivolgersi verso gli altri, stando in comunità (cum, in latino) con loro. Il mercato è una comunità di uomini e donne che costruisce reciprocità, che si rivolge ai bisogni concreti che emergono dalla vita, che risolve problemi.

Quindi, nel mercato non si “fanno i soldi”, innanzitutto, ma si conversa, si dialoga, si fa buona retorica e si offre se stessi, i propri beni, che sono l’intelligenza, le opere, la voglia di innovare, la passione, l’amore agli ideali che animano la sua vita. Questa è la ricchezza che, nel tempo, produce la prosperità, quella che dura, granitica, basata sul Valore.

Chi crea tutto questo? Chiunque voglia conversare con gli altri senza imporre il proprio punto di vista, ma offrendo una voce nuova, strumenti eleganti, soluzioni efficaci ai problemi delle persone.

Da questo passo diverso nasce la leadership autentica. Ma questo è un altro discorso che presto riprenderò.

Eugenio Montale, che avrebbe approvato il messaggio del Cluetrain Manifesto, disse parole chiare agli accademici del Nobel: io sono il cantore dell’ “esercito di coloro che lavorano per l’umanità in infiniti modi anche senza rendersene conto e che non aspirano mai ad alcun possibile premio perché non hanno scritto opere, atti e comunicazioni accademiche”. Ma hanno conversato, lavorato e sofferto per ciò che spingeva ad alzare lo sguardo. Sì, questo è de-sidera, assenza di stelle. Ma, ormai lo sappiamo: non di solo pane vive l’uomo.

Sviluppo questi pensieri, in modo sistematico e fornendo anche soluzioni pratiche a problemi reali, nel mio ebook Gesù Manager. Per un nuovo paradigma di management

A quest’opera è dedicata anche una pagina Facebook: https://www.facebook.com/gesumanager2/